giovedì 5 maggio 2016

A Cassaro, il borgo più piccolo del Siracusano, il turismo è eco-museale




Immaginate un borgo antico e proiettatelo nel futuro. Immaginate il fascino sospeso nel tempo del Comune più piccolo della provincia di Siracusa e poi coniugatelo al turismo più innovativo, senza dispedere memoria e identità. Succede a Cassaro, paesino ibleo che vanta il riconoscimento Unesco per la Necropoli rupestre di Pantalica che qui troneggia, dove il Centro Studio Ibleo ha messo in campo un'iniziativa nuova ma che, però, guarda al passato. E lo ha fatto in collaborazione con l'amministrazione comunale e il coinvolgimento degli attori che operano nel territorio: aziende, dunque, ma anche associazioni e soprattutto cittadini. 
L'idea è quella di far nascere una consapevolezza nuova di promozione turistica e territoriale insegnando ai visitatori come conoscere il territori, come viverlo e come imparare ad apprezzare e a stupirsi delle bellezze di Cassaro e dintorni. Imparando dunque ad amare il paesaggio, la bellezza dei luoghi, l'arte  e la storia di un borgo incantato. 

Si chiama "ecomuseo" l'esperimento che si propone di promuovere Cassaro attraverso metologie nuove e dunque sfruttando la multimedialità ma al contempo puntando alle peculiarità che rendono unico questo paesino arroccato sugli Iblei. Non solo arte e natura, ma anche tradizioni culinarie, feste popolari, usi e costumi di un popolo che insegna la passione e la cura per il proprio patrimonio materiale e immateriale. 
Una scommessa che vede in campo un gruppo di esperti tra cui l’antropologo Giuseppe Garro, coordinatore e promotore del progetto dal titolo "Ecomuseo della Valle dell’Anapo2. "Non bisogna pensare all’Ecomuseo come una “scatola chiusa” ma come una serie di traiettorie che dipartono e si intersecano sul territorio, facendo risaltare quelle caratteristiche culturali, antropologiche, paesaggistiche e naturalistiche proprie di una determinata area. Un Ecomuseo è una realtà che da un lato contribuisce alla promozione, valorizzazione e  al mantenimento della tradizione locale ma dall’atro offre un’apertura verso gli spazzi urbani, alle organizzazioni e alle istituzioni, alle produzioni industriali, alle aziende e all’ambiente in cui queste sono radicate. Un’istituzione che gestisce, studia, utilizza a scopi scientifici, educativi e culturali il patrimonio complessivo di una comunità"

Sarà il Museo di Palazzo Carfì, che racchiude l’identità etnografica della comunità di Cassaro, il centro nevralgico da cui si irradieranno i vari percorsi, come quello legato alle architetture “maggiori” (le chiese e i palazzi nobiliari) e quelle “minori” (le abitazioni rurali, le masserie e le case urbane), quello dei sensi e degli odori (in cui saranno adibite alcune aree, all’interno di quartieri specifici, dove sarà possibile conoscere, odorare e raccogliere alcune delle erbe spontanee del promontorio Ibleo), quello della memoria dei luoghi (dove leggere i fatti accaduti all’interno della comunità), le aree storico-archeologiche (tra le più importanti ricordiamo quella di contrada Serranieri) e quelle naturalistici e paesaggistici (come il vecchio tracciato ferroviario situato all’interno della Riserva di “Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande” o ancora al sentiero Frassati).
Questi grandi percorsi si intersecheranno a loro volta alla vita quotidiana della comunità, quindi si avrà l’occasione di conoscere i prodotti locali (grazie al connubio con le aziende agricole) ma anche l’ospitalità dei cassaresi. Alcune app infatti aiuteranno i fruitori a stabilire dei legami con le famiglie, con “Gnammo”, ad esempio, sarà possibile pranzare e cenare, a costi bassissimi, con i locali (sperimentando in modo intimo la vita quotidiana del villaggio) oppure alloggiare grazie al sistema bad sharing, soprattutto durante le feste tradizionali e le sagre popolari.
Si diffonde così l’idea di territorio come risorsa inesauribile che, se integrata con un accurato piano di sviluppo e con il sostegno dell’amministrazione locale, attrae e genera valore agendo in un’ottica di sostegno e valorizzazione del territorio stesso,  generando riconoscimenti collettivi che possono diventare veri attrattori di peculiarità locali su cui la comunità, le organizzazioni della società civile e le istituzioni pubbliche possano dialogare attivamente.
        

mercoledì 4 maggio 2016

Museo Bellomo tra "Cannate, bummuli e lumere"





Riapre il 6 maggio, dopo la bella mostra dedicata alle ceramiche mediterranee del dicembre scorso, il Museo della Ceramica, presso gli ex Magazzini di Torre dell’Aquila al Foro Vittorio Emanuele, alla Marina di Ortigia con la mostra “CANNATE, BUMMULI E LUMERE. Contemporaneità della ceramica d’uso nella tradizione siciliana” .
La mostra a cura di Giovanna Susan, Direttore della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, e di Francesco Piazza, architetto e curatore, racconta attraverso  oggetti inediti  appartenenti al Patrimonio del Museo Bellomo risalenti al 1600 fino a quelli più  recenti di fine '800,  una parte importante della storia della ceramica della Sicilia.  Le cannate, ossia i versatoi, i bummuli, recipienti panciuti di uso comune, e le lumere , le lucerne  antropomorfe, bruciatori di essenze profumate, rappresentano in parte l'archetipo formale e funzionale degli oggetti d'uso, senza ovviamente  esaurirlo. Tra le opere esposte alcune bottiglie settecentesche finemente decorate, un versatoio  cinquecentesco, e lucerne antropomorfe di raffinata fattura.
A questi oggetti ricchi di storia, ormai entrati  nella memoria collettiva, riconoscibili nel Patrimonio Culturale siciliano, si accostano oggetti ricchi di creatività,  contemporanei, opere di artisti del nostro tempo, che rievocano miti, poetiche, decorazioni e forme, elaborando con il loro personale linguaggio gli oggetti d'uso, proponendo visioni ora  simboliche, ora ludiche, ora ispirate al design o  alla pura tradizione. Gianni Cavallaro,  Alessandro Iudici, Giacomo Lo Presti,  Saverio Magistri, Scenapparente,  Pia Scornavacca, narrano storie antiche  attraverso le loro opere. Le colorano, le fanno vivere e soprattutto  dialogare con chi le osserva. La mostra prova a ritrovare percorsi narrativi, associazioni, linguaggi, elaborazioni, apparati decorativi simili, tra la tradizione e il contemporaneo.  Tra la storia e l'attualità.  E non sarà  difficile , trovare in molti oggetti antichi grande modernità,   e scoprire  in quelli contemporanei, l'esigenza di approdare al “Porto sicuro” della storia per trarne forza narrativa e creativa.
Dal 6 Maggio . Ex Magazzini della Torre dell'Aquila.
Vernissage ore 18,00.
Orari. Mercoledì,  giovedì, venerdì e domenica dalle 11,30 alle 13,30
Ingresso libero.